16 settembre 2006

pianista

il turismo impera, poco spazio al selvaggio.
la costa sud di bretagna scorre e si perde, un po' per stanchezza, molto per ambizione di procedere ancora.
si parla e si guarda.
immagini e parole si alternano ad essere le une il condimento delle altre.
musica varia è la colonna sonora.

ecco vita serale, dopo giorni di vacuo notturno.
nantes.
non troppo a dire il vero, la gente sembra dissolversi impaurita dopo l'ora di cena.
l'occhio cade su un'enoteca legnosa, cafè la provence.
l'oste gira la manopola dell'affettatrice rossa, con un gesto che aprirebbe cassaforti e caveau.
asciuga i bicchieri, pensando che sparare al pianista sia in fondo un peccato.
billie holiday rocheggia, leggendo i nomi dei vini dal tabellone rosso.
parla in realtà di strani frutti appesi ad alberi del sud, con sangue sulle foglie e sangue alle radici.

un bordeaux meditabondo.

percorrere con lentitudine la valle della loira, saltando indecisi tra rives gauche e droite.
a saumur di decide all'unisono di puntare al grappolo su sfondo viola.
è l'indicazione delle cantine, sperse tra i vigneti di colline disegnate con l'acquerello.
polvere di colore mescolata ad essenza di champigny.

un sommelier antipatico, parla inglese impastato di gallicismi, si ascolta pensando ad altro.
una donna ci porta in una sala elegante, ci fa sedere al tavolo, sorride senza fatica e versa annate vintage.
una vecchia scherza accompagnandoci tra le botti dentro la grotta troglodita, poi chiama il marito panciuto che sputacchia sentenze di genuina incomprensibilità.
un uomo dal viso disteso ci accoglie al suo tavolo. sta parlando con due vecchi amici, ma ci tratta alla stessa stregua mentre controlla la trasparenza del bicchiere.
sembra conoscerci da tempo, non rallenta la voce e ci comprende mentre emettiamo ebbre parole a volume un po' più alto del solito.

paris, deja vu. la 'u' è atteggiata con la bocca baciante che hanno le donne quando si dipingono gli occhi.
dodici anni sono passati dall'ultima volta. eppure tutto è rimasto lì, aspettando che ripetessi il mantra 'città più bella del mondo' dal centro del notturno pont neuf.
il sole brucia in viso, seduti sulla sedia di metallo ai bordi della fontana nel jardin des tuileries.
in rue bonaparte passano automobili sempre più ricche, mentre divoro il croissant dal burro oleoso.
l'erba è verdissima e in discesa sotto il sacro cuore, mentre a pigalle insegne tornasole di impudicizia e lussuria remano ormai stanche sulla corrente della notorietà.
belleville è un condominio amico per ebrei, arabi, cinesi, turchi, africani che guardano con interesse cianfrusaglie francesi lungo i bordi del marciapiedi.
chiedo una birra, che mi viene rifiutata dal sorriso maghrebino del cameriere. pas d'alcool ici. mi scuso e vado al bar di fianco, sempre islamico, anche se mediniano in misura minore.
odore di tè con la menta e di cardamomo sul caffè. uomini in riga parlano tra loro, bruciati dalle sigarette e da turca serenità.

la brasserie tunisina è porto di riposo, pavimento sporco, pareti colorate.
si ordina cus cus, ma hanno terminato le beuf. le poulet va benissimo, rispondo all'omino che scribacchia la comanda.


si riparte col sole verso l'aeroporto lontano.
strade perfette e colline dipinte, verde acceso da piogge frequenti.
la francia saluta, au revoir.
arrivederci, le rispondo convinto, mentre il boeing vira a levante in faccia al ritorno che gradito non è.

3 Comments:

Blogger Paolo said...

le immagini della francia sono disponibili su http://www.paolobusolin.it/france/01.htm

domenica 17 settembre 2006 alle ore 17:10:00 CEST  
Blogger tittielameraviglia said...

francia..sai non ci sono mai stata,anche se ho un amico che me ne parla molto..solo che io la sento distante,non la conosco ma la sento distante..sperò arriverà il momento..a meno che, quando avrò la possibilità di scegliere dove dirigermi,non mi faccia prendere di nuovo da quell'attrazione irrefrenabile che ho verso la Spagna già vista e mai abbastanza goduta ,perchè non ne sono mai stanca,mai paga di quell'odore caldo e di quei colori in movimento..Però la "bocca baciante"delle donne che si dipingono gli occhi mi ha incantato..presterò più attenzione alla mia stasera davanti allo specchio

domenica 17 settembre 2006 alle ore 18:15:00 CEST  
Blogger Paolo said...

è un gesto automatico, come quello di guardare la forma dei buchi della saliera dopo aver versato la prima dose di sale (sempre troppo abbondante o nulla) sulla bistecca.

mercoledì 20 settembre 2006 alle ore 17:21:00 CEST  

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