musica d'africa
locale all'angolo, al riparo dal porto.
suonavano jazz al martedì sera. il proprietario era una leggenda, così possente e presente.
bei tempi, ma... il faut oublier
ora è cambiato, un po' impersonale, ma i muri e le scale sono gli stessi. il primo piano mantiene la vetrata sul mare, sul porto da dove c'è chi va molto lontano. le poltrone sono basse, i tavoli alti.
il bicchiere di birra tou trasmette giallo sul verde.
fuori la festa del petrolio continua, tra tende con musica e navi ormeggiate. credo che ora non si parli d'affari, ma di come stupire con parole le donne. che sono sedute protese in avanti, quasi a mostrarsi interessate davvero.
vi sono uomini brutti, finti e stirati, che trasudano vuoto da ogni parte li si guardi. ma qui nessuno sembra avere orrore del vacuo, il futuro sembra lì a portata di mano.
passi veloci, tra rumori di voci, portano in alto, dove i negozi son chiusi. una strana torre guarda la città in cima ad una salita stracciapolmoni.
un altro bar, semplice e onesto, si trova all'angolo di una piccola via.
si ordina da bere, non c'è altro da fare, ad una ragazza bella davvero. ha qualcosa in più rispetto alle altre... forse lo sguardo... ma sarebbe troppo banale liquidarlo così.
è un quid di franchezza e sorriso bambino, che mantiene anche strisciando la carta di credito.
fuori è fresco. il tavolino di metallo luccica di incandescenza riflessa. è un attimo finire, dopo due parole di facili argomenti.
si lascia la torre, e il bar, e il sorriso bambino. si torna a casa guardandosi attorno.
passa un taxi, guidato da un nero. dai finestrini esce musica d'africa.
suoni secchi e sincopati, che nella loro immediatezza esprimono molto di quel gran mondo d'africa così avulso da qui.
le cose difficili vestono bene in abito semplice. si perdono molti particolari gustosi, ma si apprezza l'essenza.
suonavano jazz al martedì sera. il proprietario era una leggenda, così possente e presente.
bei tempi, ma... il faut oublier
ora è cambiato, un po' impersonale, ma i muri e le scale sono gli stessi. il primo piano mantiene la vetrata sul mare, sul porto da dove c'è chi va molto lontano. le poltrone sono basse, i tavoli alti.
il bicchiere di birra tou trasmette giallo sul verde.
fuori la festa del petrolio continua, tra tende con musica e navi ormeggiate. credo che ora non si parli d'affari, ma di come stupire con parole le donne. che sono sedute protese in avanti, quasi a mostrarsi interessate davvero.
vi sono uomini brutti, finti e stirati, che trasudano vuoto da ogni parte li si guardi. ma qui nessuno sembra avere orrore del vacuo, il futuro sembra lì a portata di mano.
passi veloci, tra rumori di voci, portano in alto, dove i negozi son chiusi. una strana torre guarda la città in cima ad una salita stracciapolmoni.
un altro bar, semplice e onesto, si trova all'angolo di una piccola via.
si ordina da bere, non c'è altro da fare, ad una ragazza bella davvero. ha qualcosa in più rispetto alle altre... forse lo sguardo... ma sarebbe troppo banale liquidarlo così.
è un quid di franchezza e sorriso bambino, che mantiene anche strisciando la carta di credito.
fuori è fresco. il tavolino di metallo luccica di incandescenza riflessa. è un attimo finire, dopo due parole di facili argomenti.
si lascia la torre, e il bar, e il sorriso bambino. si torna a casa guardandosi attorno.
passa un taxi, guidato da un nero. dai finestrini esce musica d'africa.
suoni secchi e sincopati, che nella loro immediatezza esprimono molto di quel gran mondo d'africa così avulso da qui.
le cose difficili vestono bene in abito semplice. si perdono molti particolari gustosi, ma si apprezza l'essenza.
14 Comments:
Thank you caro, so much! I'm "breathing" Stavanger ;)
anonymous? Maybe. You'll guess -that's for sure- who I am.
ciao anonima!
il faut oublier il jazz al martedì sera, n'est pas?!
ci sentiamo
p.
Non ti conosco e se ti conoscessi e poi ti leggessi,non so se ti ricollegherei.Non riesco a darti un immagine da quello che lasci spiare attraverso vetro smerigliato,questo mi disorienta:di solito quando leggo qualcosa e un po per il lavoro che faccio(e non so se continuerò..)gioco a disegnare con la fantasia chi stà dietro le righe ,cosa porta qualcuno ad usare un sinonimo al posto di un altro o a scegliere quello che cambia la frase o quello che la rende disarmonica se rapportata a me o al mio modo di dipingere i quadri della realtà che mi si propina e che io filtro con gli occhi;cioè ti chiedi perchè uno scelga di sottolinerae che fuori è fresco che lo colpisca un accento invece di un altro una terra invece del mare della stessa,un rumore invece di una musica,del perchè un rumore per lui è musica..insomma,con te è come un bel riccio di mare,vorresti capire com'è dentro ma in mano lo giri e rigiri perchè punge e fatichi ad avvicinarlo agli occhi.Se ti va,prova a dipingerti con le parole.Non mi interessa se hai i capelli neri o biondi o se sei gobbo o hai un occhio solo,mi incuriosisce piuttosto se scrivi chino su pc con la sigaretta in bocca e gambe incrociate di lato o se sei composto e ogni tanto guardi fuori dalla finestra, se ascolti i Queen prima di dormire, la lirica o ti emoziona Vinicio Capossela,se sei felice,se sorridi alle vecchiette o se passi davanti alla coda all'ufficio postale,se hai ai piedi una paio di scarpe sportive e odi la cravatta che ti lega al lavoro o se sei tu che ti leghi alla cravatta e al lavoro.. se tieni i fumetti sotto il letto o Verga o la Allende.Puoi anche mentire sul tuo ritratto,se lo apprezzerò ugualmente:si perdona ai bugiardi ma solo a quelli che lo fanno meravigliosamente.Se vuoi poi ricambio.Passo.
ricevo e rilancio...
non mi piace scrivere di me in questo spazio, come hai potuto notare.
comunque vinicio mi emoziona da quando ha pubblicato "all'una e trentacinque circa".
e non ho scarpe da ginnastica da quando avevo 16 anni.
e, sì, sorrido alle vecchiette in coda, perché non dovrei? basta che non mi vogliano fregare il posto, allora le sposto di peso...
A PAOLO:ok trovo conferma alla mia opinione..sei uno che tine sempre alta la guardia..allora magari comincio io,vediamo se ti faccio sorridere con il mio autoritratto,ma mi ci vorrà un momento di calma..(io invece spesso parlo di me per auto-sdrammatizzare l'essere e il divenire)è impegnativo ..comunque mi preoccupa la tua adolescenza senza scarpe da ginnastica..;) e "non è l'amor che va via" ? un capolavoro.
A JURAS :cosa fai, ci provi con tutti e due?;)
Paolo quando bacia punge, perchè non si fa la barba.
Io sono del parere che molte parole non sono proprio pensate, ma dettate. Forse un libro, che dovrebbe avere dietro il tempo per scegliere, ha qualche sinonimo cercato nel vocabolario. Ma dal mio punto di vista i testi di un blog non sono così profondamente meditati.
Forse sono il frutto di un getto di ispirazione che in Paolo porta suoni metallici, magari involontariamente, magari perchè ha molti ingranaggi che gli cigolano nel cervello.
E forse le sue 'fotografie' sono anch'esse molto descrittive. Raccontano le sue immagini.
Se volesse raccontare colori e distanze potrebbe usare una Nikon. Se sceglie una penna o una tastiera è per dipingere quello che non si vede e che prova a far vedere a qualcun altro che ha voglia di leggere/guardare i suoi quadri.
Mi piace pensare che sia così.
Mi apice pensare che sia difficile, in questo modo, fare un buon autoritratto perchè bisognerebbe riuscire a vedersi riflessi su un lago verticale e non su uno specchio. O forse soltanto su un frammento di specchio.
Oggi non ho nome.
leggevo un articolo su internazionale qualche settimana fa in cui veniva stigmatizzato l'impatto delle lamette da barba usate sul ciclo dei rifiuti. in pratica, le lamette da barba che si buttano nel cestino del bagno diventano un'arma pericolosissima per l'ambiente, dato che non possono venire riciclate (non seguono il percorso corretto) e non sono biodegradabili.
tradotto: io non pungo, bensì rispetto l'ambiente.
Io credo molto nella veridicità di un autoritratto,a noi è permesso mettere in evidenza particolari che altri si limiterebbero a sminuire in una mera descrizione :se si è un tipo con la testa tra le nuvole qualcuno dal di fuori scriverebbe che ha di fronte un tipo un po assente,un distratto sognatore..io invece spiegherei che ho il mio mondo segreto dove far un tour ogni tanto,arredato nel modo che preferisco e di rado frequentato,se non da graziose creature che fanno poche domande:se le vacanze costano troppo basta un volo di pensiero e sei dove vuoi.Qualcuno direbbe che ho i capelli lunghi e dritti,io direi che ho i capelli che mi spettano: coprono la schiena dalle frustate dlla vita e sanno trattenere e sedurre qualche mano gradita che si è avventurata ad accrezzarli,e mi sono d'aiuto sparsi sul cuscino,per ricordare il mio profumo familiare quando di notte durante qualche brutto sogno perdo la strada del ritorno.
ho un ritratto in cantina che invecchia al mio posto...
Quello che ha baciato Paolo e si è punto sono io. :-)
Oggi il mio nome è di nuovo Dario.
Oggi ho la barba perchè mi sento ecologico.
Se anch'io avessi un ritratto in cantina andrei a gaurdarlo per vedere se mi piacevo.
L'autoritratto di titti è proprio quello che intendevo: non è certo una riflessione di specchio. Altrimenti sarebbe, appunto, come ti vedono gli altri. Solo tu ti puoi vedere riflessa dove probabilmente nessuno può. Un lago verticale o una roccia al sole riflettono quello che tu puoi o ci vuoi vedere di te. Un specchio, forse, soltanto la tua immagine.
Già due specchi affacciati l'uno di fronte all'altro sono una bella cosa. Le infinite riflessioni di te stesso che è costretto a scostarsi un po' per vedere se sei uguale a te stesso fino all'ultimo pensiero minusolo laggù in fondo.
A Dario:chissà che effetto fà decidere di scordare il proprio nome.Ci sono giorni in cui mi sento molto anonima ma lui mi stà incollato addosso,alla fine non mi lamento,è come l'insegna,il segno distintivo della ditta,puoi scegliere i colori e l'intermittenza ,se sei fortunato il risultato delle due cose è piacevole.Credo che non potrei chiamarmi altrimenti.
ho la memoria un po' corta ma... quando cacchio ci siamo baciati, dario?!
non è che mi prendi per un altro?!
brigantaccio...
Non ti scambierei con nessuno al mondo :-)
Ci siamo baciati a Natale, credo.
ops, ancora il mio nome che scappa
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