11 agosto 2006

overture

serie di caselli dell'autostrada, undici di sera.
lunga fila al pagamento manuale, nessuno al pagamento automatico.
scelgo la seconda opzione.
noto una simca horizon color buio con un fanale rotto porsi tra me e il mio obiettivo.
i dubbi mi assalgono quando mi accorgo che alla guida c'è un cappello con un vecchietto sotto, provvisto di moglie a latere.
il finestrino si abbassa, lui osserva il pannello touch-screen e si guarda attorno.
si gira verso la consorte, per chiedere consiglio.
io ho gli avambracci appoggiati al volante, il capo chino, rassegnato.
passano i minuti, incomincia l'overture di clacson.
l'omino tira fuori il biglietto e lo impone sul monitor, strofinandolo.
preme pulsanti, bestemmia, zittisce la moglie che gli urla all'orecchio.
ogni secondo diventa lunghissimo. dietro di me le auto hanno già iniziato a fare retromarcia.
la combustione della simca non deve essere perfetta, c'è più odore di bruciato che di benzina.
il pulsantone della chiamata d'emergenza viene sfiorato, forse per disperazione.
arriva la società-autostrade-anas-aiscat-con-la-collaborazione-dell'aci, sotto forma di un giovane annoiato.
prende il biglietto ancora sporgente dal finestrino, lo inserisce.
esce la bocca meccanica per le monete. 90 centesimi il totale. euro, dieci di resto, si apre la sbarra, la simca sfumazza via.

questo è accaduto qualche settimana fa, di ritorno dall'aeroporto dopo un volo da non so dove.
aeroporto in cui sono giunto senza essere perquisito.
avevo solo bagaglio a mano, contentente, tra l'altro, acqua, schiuma da barba, pc, cellulare, rasoio, dentifricio.

tutte cose che oggi non potrei portare.

intanto il libano è sparito dalla prima pagina del corriere, maggiore quotidiano italiano.