19 dicembre 2006

cometa

il sovrapporsi della pioggia sullo sfondo del muro di fronte è rumore di pellicola sensibile, grana grossa come sale.
rue mouffetard è invasa da colori schizofrenici di vetrine e festoni, di mercati e mercanti, di carni rosse e polli ruotanti, di verdure e frutti acerbi, di moules nere e salmoni artici.
le bancarelle di place monges sembrano tende beduine aperte da un lato. sedie sopra tappeti kilim, commercianti sedute a bere tè d'oriente si lamentano dell'umido che inganna ginocchia e faringi.

il ragazzo greco inserisce feta tra le lenzuola opache di galette bretoni. con gesti veloci rompe un uovo a metà, la cometa di tuorlo con la sua scia di albume precipita nel grembo fumante di gusto e di odore.

il caffè è lungo e la brasserie esplode di voci potenti. si paga con monete e si va via, come il giovane jean-pierre leaud in tempi facili di nouvelle vague.


rodin fa baciare paolo e francesca, tra le pareti di sale eleganti ma fredde di caminetti spenti da anni. una giovane donna schizza linee di inchiostro sulle pagine di un taccuino, delineando forme neoclassiche gonfie di muscoli, plastiche di angoli e rugose di vesti abbondanti.

il viso del conducente del metrò in rue de varenne è disegnato senza espressione all'interno della cabina di guida.
guarda avanti e non accenna a sorridere, rassegnato ad alternare prospettive frontali di tunnel comatosi a luci fluorescenti nei punti di fuga.
un clochard discute animatamente con un collega, alzando la voce al passaggio del treno. agitando una bottiglia di vino semivuota, mostra all'altro una pagina di un grosso libro con la copertina grossa e marrone, in un simposio improvvisato di cultura underground.

la notte accende le luci nel marais.
place des vosges è ortogonale, rue vieille du temple è simmetrica, rue sainte-croix de la bretonnerie è densa di gambe che si muovono in direzione ostinata e contraria.
c'è coda per il cous cous del marocchino arganier, si attende al bancone per il rendez-vous des amis, centellinando economico côtes-du-rhône, ci si accomoda sotto il fungo calorifero de les philosophes, dove la cameriera dal profilo binoche trasporta birre belghe e vini rosè.


i campi di marte guerriero ospitano gente di campagna.
la bretagna e l'alta savoia, la borgogna e i pirenei, la normandia e l'alsazia. la vera francia si è concentrata qui, sotto la torre di ferro più famosa del mondo, portando prodotti di terra e di vento. il miele di lavanda provenzale combatte la propria lotta di profumi con le mele di bretagna, tagliate a piccole fette ed esposte al palato del pubblico vociante.


la pioggia bagna les invalides, nuvole gonfie di umori atlantici accarezzano il ponte dell'alma, lame di luce riflettono sul marciapiede lucido di boulevard de belleville, potenti colpi di brezza percorrono varianti e chicane tra le tombe famose del padre lachaise.

ad ogni angolo parigi si disegna e si racconta, come un romanzo illustrato le cui pagine hanno i bordi incollati da zucchero resinoso di crêpes ambulanti.

2 Comments:

Blogger tittielameraviglia said...

non ho mai visto Parigi ma me ne hai dato un assaggio delizioso..saresti una guida perfetta ma forse troppo costosa:)

mercoledì 20 dicembre 2006 alle ore 16:03:00 CET  
Blogger Paolo said...

città dove andrei a vivere subito, ieri, da sempre.

giovedì 21 dicembre 2006 alle ore 22:40:00 CET  

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