officina
due caselli dell'autostrada, posti a pochi chilometri l'uno dall'altro, sono collegati da una strada statale.
i rimorchi e le bisarche sbattono sull'asfalto caldo della primavera entrata in anticipo a gamba tesa.
automobili arrabbiate e scattose sgomitano tra i pochi spazi lasciati liberi.
ad un semaforo una ragazza attende il verde guardando le proprie mani appoggiate al volante.
alla sua sinistra, in un'altra auto, un uomo deve svoltare e nel frattempo gioca con lo specchietto retrovisore.
i loro sguardi si incrociano per un attimo.
rimangono a guardarsi.
sentono clacson sempre più nervosi.
non si muovono.
accostano, i cofani delle auto convergenti davanti all'ingresso di un'officina.
scendono lentamente, con decisione.
si avvicinano scrutandosi inespressivi.
lui la abbraccia e le annusa i capelli.
non è possibile trovare il suo odore.
è così sfuggente, alato, incostante.
lei è immobile.
si staccano e si osservano.
lui sorride, lei è seria.
'ci conosciamo?'
'credo di no'
'infatti'
'mi presento?'
'non serve'
'd'accordo'
'vuole un caffè?'
'non vedo bar nelle vicinanze'
'sì, ce n'è uno tra un paio di chilometri'
'ma io devo andare di là, verso sinistra'
'già. io vado dritto, ma sono in ritardo'
'va al lavoro?'
'no, e lei?'
'io sì'
'già'
'già'
'credo sia meglio andare'
'sì, lo penso anche io'
'buona giornata'
un cenno per saluto, in risposta.
i motori si riaccendono.
i cofani si allontanano, divergenti.
dalla finestra sopra l'officina una donna osserva le due auto allontanarsi.
in sottofondo, alla radio, buscaglione canta guarda che luna, in bassa fedeltà.
i rimorchi e le bisarche sbattono sull'asfalto caldo della primavera entrata in anticipo a gamba tesa.
automobili arrabbiate e scattose sgomitano tra i pochi spazi lasciati liberi.
ad un semaforo una ragazza attende il verde guardando le proprie mani appoggiate al volante.
alla sua sinistra, in un'altra auto, un uomo deve svoltare e nel frattempo gioca con lo specchietto retrovisore.
i loro sguardi si incrociano per un attimo.
rimangono a guardarsi.
sentono clacson sempre più nervosi.
non si muovono.
accostano, i cofani delle auto convergenti davanti all'ingresso di un'officina.
scendono lentamente, con decisione.
si avvicinano scrutandosi inespressivi.
lui la abbraccia e le annusa i capelli.
non è possibile trovare il suo odore.
è così sfuggente, alato, incostante.
lei è immobile.
si staccano e si osservano.
lui sorride, lei è seria.
'ci conosciamo?'
'credo di no'
'infatti'
'mi presento?'
'non serve'
'd'accordo'
'vuole un caffè?'
'non vedo bar nelle vicinanze'
'sì, ce n'è uno tra un paio di chilometri'
'ma io devo andare di là, verso sinistra'
'già. io vado dritto, ma sono in ritardo'
'va al lavoro?'
'no, e lei?'
'io sì'
'già'
'già'
'credo sia meglio andare'
'sì, lo penso anche io'
'buona giornata'
un cenno per saluto, in risposta.
i motori si riaccendono.
i cofani si allontanano, divergenti.
dalla finestra sopra l'officina una donna osserva le due auto allontanarsi.
in sottofondo, alla radio, buscaglione canta guarda che luna, in bassa fedeltà.

3 Comments:
Non sempre le officine riparano chi cerca di ripararsi.
Incontri magici, desiderati, mai avvenuti, come sogni chiusi nei cassetti.
ci vuole coraggio e libertà.
vorrei rubarti questo piccolo dipinto...
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