21 gennaio 2007

banconote



neon, bianco.
rumore di fondo.
voci.
annunci.
bip elettronici di conferma.
denaro, monete, resto.

'ha la tessera punti?'
'può dirmi il saldo?'
'è in basso, sotto il totale'

chindercereali, lip, tonno nostromo, pasta de cecco.
marmellata di more, matite 2b, cover nochia.
libro tascabile, gioco pleistescion, patatine.

'c'è la promozione sui biscotti mulinobianco?'
'no, è scaduta ieri'
'ma in cosa consisteva?'
'due scatole a sua scelta per novantanove centesimi'
'ah, peccato'

bip bip bip.

'non vendete più i quotidiani?'
'no, da un bel po''
'e come mai?'
'non lo so, signora'
'era comodo però, uno veniva qui e si prendeva anche il giornale'
'certo'
'ma siete solo voi che non li tenete più, o cosa?'
'non so, noi di sicuro non ce li abbiamo'

sensori, codici a barre.
base di dati, liste lunghissime.

alcuni non vengono riconosciuti, devo digitarli a mano.

'lasci pure le bottiglie sul carrello'

altrove. no, non si può pensare all'altrove.
o forse sì, magari un bella passeggiata in montagna, poi riposo sulla panchina.
cielo terso, aria frizzante.
no, poco frizzante, naturalmente frizzante.
senza anidride carbonica aggiunta.

'bancomat o carta?'

aria viziata, condizionatori affannati.
gli occhi bruciano e lacrimano di continuo.

banconote false. sono sempre gli albanesi che hanno banconote false.
devo chiamare il responsabile. ma 'sti qui li riconosco, l'altra volta non hanno voluto darmi il documento per validare la carta di credito.
mi guardano strafottenti.

'avete altri soldi, questi no buoni'
'no, solo questi'
'allora non potete fare la spesa. questi soldi non vanno bene'
'perché'
'perché non sono veri'
'sì, sì, soldi veri. io lavora'

anche io lavora, idiota.

il tessuto è sintetico, puzza. io mi lavo, mi deodoro, mi profumo.
ma il tessuto puzza.
odio le righe rosse e bianche. mi sembra di indossare un canovaccio.
il mio afrore mi mette a disagio. ma ho sentito che anche la collega del turno di mattina puzza uguale.
ma lei secondo me non si lava.

'signorina, posso a chiedere a lei per la promozione scai?'
'no, signora, c'è una promoter scai che le spiega tutto'
'è questo il problema. la promoter non sa niente, non sa nemmeno che scai va col satellite'
'non so cosa farci'
'è possibile che in questo posto non ci sia nessuno in grado di rispondere alle mie domande?'
'vada al reparto audiovideo e chieda di qualcuno'
'l'ho già fatto, non c'è nessuno'
'e allora proprio non riesco ad aiutarla'
'significa che andrò a fare l'abbonamento altrove'
'mi sembra una buona idea'

mancano cinque minuti alla fine del turno.
la fila è lunga, il collega con la faccia da triglia che mi sostituisce è lì in fondo che si beve il caffè.
avrei anche voglia di un caffè. e di una sigaretta fuori di qui.

'sono cinquantacinque euro e ventidue centesimi. ha i due centesimi per caso?'

aria, parcheggio, tubi di scappamento, diesel.
una sigaretta si accende, fumo si mescola a fumo.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sembra scritto dal genio tedesco della narrativa nichilista avanguardista, sembra uscito dalla penna tormentata di Klaus Trophőbia.

(mi spiace, ma dispongo di un solo commento, per gli altri due bisogna aspettare il responsabile)

domenica 21 gennaio 2007 alle ore 17:56:00 CET  

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