07 gennaio 2007

mano

non aveva voglia di andare al lavoro, quella sera d'inverno.
avrebbe preferito rimanere con lei, a guardare il film in prima serata.

le stava accanto, seduto sul divano. lei gli chiese che fine avesse fatto l'almanacco del giorno dopo, con quel cilindro azzurro che girava e faceva la musichetta.
lui le rispose, stringendole dolcemente il corpo atonico, che l'almanacco del giorno dopo non veniva più trasmesso da qualche tempo.

lei gli disse che era sempre stata legata a quella musica, a quei lievi fischi flautati che davano serenità dopo un'intensa giornata.
'domani avvenne', ricordò con un soffio di memoria sofferta.

si pulì gli occhiali con la cravatta scura, che poi risistemò dentro il gilet.

anche gli occhiali erano scuri, grigi, dalla montatura pesante.

era un uomo buio d'aspetto, anche se dentro di sè coltivava una gioia senza confini.

uscendo, la salutò con una carezza. non voleva disturbarla nel sonno leggero dei sopravvissuti.

arrivò al lavoro dopo aver percorso un tratto di autostrada avvolto nella nebbia. lui chiamava quella zona 'la striscia di gaza', terra isolata e misteriosa, isola indefinita nell'arcipelago senza mare della pianura padana.
d'estate, andando a fare il turno di notte, gli piaceva prendere la strada provinciale, in mezzo ai campi e ai rotoli di fieno.

si sentiva un bracciante africano di un film di franco piavoli, anche se la sua colonna sonora non era satie.

la radio trasmetteva sempre le notizie sul traffico.

entrò nel suo ufficio. un posto piccolo e scomodo. aveva un calcolatore davanti e un cassetto pieno di banconote e monete.

un piccolo televisore in bianco e nero era sintonizzato su un vecchio film con mastroianni.

dopo qualche minuto vide arrivare il primo cliente della notte.

con movimento automatico, sollevò la finestra alla sua sinistra e fece uscire la mano.


arrivai al casello e porsi il biglietto alla mano che usciva dal cubicolo.

osservai l'importo sul display col portamonete in mano. un euro e quaranta.
la moneta da due euro mi cadde mentre la stavo appoggiando sulla mano, sbucata di nuovo.

bestemmiai e mi scusai con l'omino, che guardai per la prima volta.

era insignificante. occhiali scuri, un po' fuori moda, barba incolta, cravatta nera nascosta da un gilet gessato.

'faccia pure' mi disse, mentre mi sganciavo la cintura e aprivo la porta guardando per terra.
trovai la moneta, ottenni il resto facendo alzare la sbarra.
'buonasera, mi scusi ancora' lo salutai muovendomi.
'notte', sentii mentre ero già in marcia.

'che lavoro assurdo il casellante', ragionai rivolto al mio compagno di viaggio.
'già, sembra impossibile che esistano ed abbiano una vita al di fuori di quel buco'
'boh, non mi sembrano tanto diversi dalle macchine che li stanno via via sostituendo', conclusi.

alla prima rotonda, già pensavamo ad altro.

7 Comments:

Blogger lophelia said...

oddio che tristezza...
conobbi una volta un tizio che faceva quel lavoro e ne descriveva l'alienazione.
Tu hai reso qualcosa di ancora più tragico!

martedì 9 gennaio 2007 alle ore 21:57:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

Fastpass impossibile qui.
Restano immagini e parole.

mercoledì 10 gennaio 2007 alle ore 16:06:00 CET  
Blogger Paolo said...

anche chi guida il bus dal terminal dell'aeroporto al parcheggio delle macchine a noleggio non scherza come alieno...

giovedì 11 gennaio 2007 alle ore 09:32:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

il mondo è pieno di alieni, ne incontriamo ogni giorno e nella maggior parte dei casi non ce ne accorgiamo. Alieni un po' anche noi.
alba, lavarsi, vestirsi, treno ancora nel buio carico di pendolari assonnati o già chiassosi, stazione, onda di persone a piedi rovesciata fuori dalla stazione, corrente, ufficio...
a volte mi sento come se avessi inserito il pilota automatico...

venerdì 12 gennaio 2007 alle ore 08:56:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

...dentro di sè coltivava una gioia senza confini.mi piace molto.

sabato 13 gennaio 2007 alle ore 19:27:00 CET  
Blogger Paolo said...

il pilota automatico è incompatibile con la gioia senza confini.
o almeno credo.

giovedì 18 gennaio 2007 alle ore 23:05:00 CET  
Blogger tittielameraviglia said...

e se invece si divertissero a scrutare i volti della gente di passaggio come un album di foto infinito su cui inventare storie fantastiche?

sabato 20 gennaio 2007 alle ore 16:25:00 CET  

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