finzioni
serenità d'inverno in posa australe, passi stanchi di note in chiave di basso tra fioriture inattese e colori falsati.
sotto un lampione nella notte della città stanno due giovani. lui è lontano, mantiene distanze, aumenta il distacco. lei si avvicina, avvolta in una giacca troppo pesante, le gambe magre scoperte da una gonna troppo corta. parlano fitto, citano nomi e situazioni passate, cercano un punto di intersezione tra le loro vite che sembrano diventate rette parallele, binari estranei senza stazioni intermedie.
attori in prosa insipida.
la casualità geometrica delle orbite fa allineare stelle e pianeti, facendo stupire i passanti col naso all'insù.
tra vent'anni la prossima volta, no forse di più.
chissà dove sarò, se ci sarò.
ma dai, certo che ci sarai, ci saremo tutti.
è un evento unico però, per fortuna che il cielo è sereno e la notte piacevole.
tutti sono d'accordo nell'ombra discreta dell'eclissi di luna.
speranze.
dietro la vetrina del negozio chiuso due figure senz'anima osservano e non sperano.
finzioni.
sotto un lampione nella notte della città stanno due giovani. lui è lontano, mantiene distanze, aumenta il distacco. lei si avvicina, avvolta in una giacca troppo pesante, le gambe magre scoperte da una gonna troppo corta. parlano fitto, citano nomi e situazioni passate, cercano un punto di intersezione tra le loro vite che sembrano diventate rette parallele, binari estranei senza stazioni intermedie.
attori in prosa insipida.
la casualità geometrica delle orbite fa allineare stelle e pianeti, facendo stupire i passanti col naso all'insù.
tra vent'anni la prossima volta, no forse di più.
chissà dove sarò, se ci sarò.
ma dai, certo che ci sarai, ci saremo tutti.
è un evento unico però, per fortuna che il cielo è sereno e la notte piacevole.
tutti sono d'accordo nell'ombra discreta dell'eclissi di luna.
speranze.
dietro la vetrina del negozio chiuso due figure senz'anima osservano e non sperano.
finzioni.

12 Comments:
certe volte ho paura di trovarmi senza una speranza.
ma poi no, una speranza ce l'ho sempre.
la devo avere sempre.
e la maccaia mi sa che sia intraducibile.
molto lieta di essere inciampata tra le tue parole e le tue immagini tornerò a farti visita
L'ora in cui hai scritto questo fa presumere una certa attitudine all'inquietudine.
Oppure sei mattiniero, oppure il pollo coi peperoni ha fatto il suo dovere.
Buonagiornata Paolo
ma cosa è la maccaia?
incauta: santo google! "lo scirocco spira su Genova per tre quarti dell’anno. Fino ad estenuarsi in un’aria immobile e fradicia di umidità. Quell’aria sospesa, dove tutto può accadere e niente mai accade, per noi genovesi ha un nome preciso. La chiamiamo maccaia"
giusto, bro'?
rapida: ti assicuro che l'ora chicchirichì indicata alla base del post ha un'origine poco poetica e ricalca vagamente il titolo del post...
bellissima l'eclisse raccontata da te.
i manichini sanno essere incredibilmente espressivi...ne ho una collezione di foto!
efficace e sottile la narrazione, come sempre...
perfetta, paolo... :-)
Nel brusio delle persone col naso all'insù che ho visto in una bellissima piazza privata della sua normale illuminazione, ho sperato che quell'umanità lì riunita stesse cercando stupore, meraviglia, si stesse lasciando trasportare con dolcezza dagli eventi naturali, aspettasse quasi un miracolo. Poi quando si sono allontanati e il Prato si è di nuovo illuminato la magia ha lasciato il posto alle vetrine con i cartellini dei prezzi. Ma per un attimo: pace, catarsi, speranza, bellezza assoluta.
scusa, dony, il Prato è quello con la p maiuscola?
Sì sarebbe bello satre un po' di più col naso all'insu per tornare a sperare un po', almeno un po' Ciao Giulia. Comunque bel post e bel blog
Il Prato che non è un prato.
Posta un commento
<< Home