28 gennaio 2007

quota



salire sui tetti e vedere altri tetti.
mettere protezioni, sigillare, accostare tegole concave, chiudere e definire il riparo.
guardare in alto e vedere la scia di un aereo in quota, punta di matita bianca che traccia linee parallele su sfondo azzurro.

scivolare, aggrapparsi, saltare con perizia.
attendere la penombra del buio, o la stanchezza. passarsi la bottiglia d'acqua, bere con furore, sentirsi svuotati di emozioni.

scendere, mani in tasca e voci tornite da fumo continuo.
entrare nell'osteria e ordinare vino sgarbato.
è vino per le carte coi bastoni e le spade, per il tabacco trinciato, per la bestemmia a voce alta.

ragionare sul fatto che le giornate si stanno allungando, consapevolezza che mette tranquillità, perché non dipende da fumi cattivi o da consumi smodati del finto progresso.
è un dato di fatto che si ripete ogni anno, un appuntamento che mette speranza, una scoperta posticcia che illude e chiosa discorsi.
'stamattina alle sei era già chiaro'
'eh, sì, e guarda adesso, sono le cinque. un mese fa era buio'

continuare fino all'ora di cena. salutare. salutarsi.
giungere a casa aspettando il domani.
ancora la scala, ancora il tetto da completare, ancora aerei sospesi per aria.

c'è chi, ogni mattina, mescola vino bianco al mangime delle galline.
è un modo per ottenere uova dal tuorlo gemello.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Io, mamma chioccia, prima di concepire mia figlia, mescolavo vino bianco al mio cibo.
Eppure me n'è venuta una sola. Ma provo per lei il doppio dell'amore consentito per legge.
Allora era vero...

domenica 28 gennaio 2007 alle ore 12:02:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

(che bello quel che hai detto, Rapida).
Paolo, i tuoi racconti sanno sempre di vicino e lontano insieme.Che bello il tuo raccontare.

domenica 28 gennaio 2007 alle ore 14:28:00 CET  

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