21 febbraio 2008

ombrellino

si avvicina a lei. è un'ombra, allungata, di un lampione nero che si prepara a rischiarare la notte.
le parla. non riceve risposta.
la mancanza d'ascolto è un pugnale.
attraversa la strada e si ferma di fronte ad un bar.
ci sono le decorazioni, in vetrina. addobbi di feste minori.
c'è un pupazzo, con gli occhi che si accendono, che canta 'a mezzanotte sai che io ti penserò'.
la voce sintetizzata è imperfetta e gracchiante. nelle pause tra una strofa e l'altra, il rumore bianco è amplificato. sembra il suono delle onde al tramonto.
festa minore di una balera in riva al mare, tra sudori, cappelli di paglia e magliette sbiadite.

entra nel bar. lo saluta una donna. gli chiede cosa prende.
si siede ad un tavolo stretto. di fronte, due ragazze dal sorriso bianco su fondo scuro parlano al telefono. contemporaneamente.
si campionano poche frasi, porto di genova, arrivo alla stazione dei treni, controllo l'orario, ti so dire.

ventilatori al soffitto, piante finte sui vasi di terra sterile, rami che si attaccano alle pareti.
il panino è buono. la birra lo sciacqua giù e gli dona piacere.
è pane dolce, con l'uvetta. morbido, burroso. mastica di gusto. beve. mastica. beve.
ultimo sorso.
una risata, forte, stonata. volgare. un 'va bene' pronunciato con accento straniero.
festa minore di un po' d'africa in giardino.

passano le ore, passano gli oceani.
la tastiera è posizionata e collegata. la cantante è densa delle sue tette e della sua bocca enorme che muove per modulare i will survive. con poca convinzione.
alle pareti, gli schermi trasmettono una partita di basket. i giocatori palleggiano con l'eleganza di un cedro, portandosi la palla sopra la testa e sbattendola con manate selvagge.
tutti si parlano, in maniche di camicia, con la cravatta slacciata. a gruppetti di due o tre. ridono. si danno deboli pugni di intesa sulle spalle.
ci sono quattro ragazze col cappellino a punta e la bacchetta magica appoggiata sul bancone. una di loro fa ruotare con due dita l'ombrellino rosso del gintonic, senza riuscire a volare via.

festa minore di soddisfazioni effimere.

teorie di semafori. incroci perpendicolari. scritte bianche su fondo verde indicano nomi di strade dal sapore di castiglia. redondo road. rancho cucamonga. chino avenue.
l'auto riparte con progressione costante. dopo qualche centinaio di metri si ferma nuovamente. rosso, giallo, verde, giallo, rosso.
guarda e riflette. riflette luci dell'alba e fari nella foschia.

assapora l'idea di un mondo sospeso. pensa di sollevarsi e volare, tra piemmedieci e sorelle ancora più piccole, infide e maliziose.
si vede in alto, col freddo, con la l'aria che cade, sporca di grigio.
assapora l'odore di arrosto ben cotto, composto da vapori di gasolio e benzina senza piombo.
il mondo sospeso fa presto a precipitare a terra, sull'asfalto drenante, sopra linee di vernice blu, gialla, bianca.
in coda.
le facce sono ferme, impassibili. nessuno è accigliato o arrabbiato.
c'è chi regola la sintonia della radio.
c'è chi si sintonizza l'areazione delle cavità nasali.
c'è chi beve saliminerali.
c'è chi si liscia la barba col pettine.
c'è chi si crede il migliore.
c'è chi è convinto di non essere importante.

e c'è anche chi sa di partecipare ad una festa minore senza essere stato invitato.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

e si potrebbe disquisire da qui all'eternità sul senso di "minore" ...

venerdì 22 febbraio 2008 alle ore 15:16:00 CET  

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