17 febbraio 2008

albume

che freddo che fa stasera. non c'è nebbia. è proprio freddo secco, di quelli che ti tagliano.
maria è meglio che stia dentro con luca. è stanca maria, e si deve essere beccata l'influenza.
dovremo chiudere, se maria sta male. vabbè, ci penseremo.
quel tipo che sta entrando ha un fanale rotto. forse lo sa già.
gli prendo le chiavi. quanto ha detto che devo fargli?
'scusi, il pieno per cortesia', mi dice, dalla fessura della portiera appena aperta.
l'ho appena guardato, e mi sembra un po' tirato. è uno a posto, un giovane che lavora. è vestito bene, porta la cravatta e la giacca sotto il cappotto.

luca sta peggiorando. secondo me in questi giorni si è preso un raffreddore. bisogna che chiami il dottore, l'ultima volta mi ha pregato di avvertirlo se notavo qualcosa in luca. qualsiasi cosa, mi ha detto. evidentemente siamo alla fine, ma non me lo vogliono dire. non capisco.
il giovane esce dalla macchina e mi si avvicina con la cartacarburante in mano. vedo che esita. si è accorto di luca.
'dovrei pagare con carta di credito'. sembra quasi che si stia scusando. ha capito che dobbiamo entrare.
è a disagio. gli confermo che bisogna entrare per la carta di credito e per il timbro.
arriva un'altra auto. maria la vede ed esce. io non voglio che esca, ma devo far pagare questo qui. beh, starò dentro io un po' assieme a luca.

sento che dice 'buonasera' a luca. strano, non mi ricordo nessun altro cliente che si è mai rivolto direttamente a lui. deve essere una persona educata, di buona famiglia. o forse no. in fondo, non me ne frega un cavolo. mi basta che paghi e se ne vada. e che, assieme a lui, se ne vadano tutti. ho bisogno di un bagno caldo e di una sigaretta in vasca da bagno.
gli chiedo di firmare lo scontrino e gli guardo il viso. sembra stanco, è pallido. o forse sarà solo il freddo. la barba incolta stona un po'.
luca geme. non mi abituerò mai a sentirlo.

vedo che il ragazzo non ha chiuso bene la porta dietro di sè, uscendo. non l'ha fatto apposta, evidentemente credeva che si chiudesse da sola. capisco che se ne voglia andare in fretta da qui. tutti se ne vogliono andare in fretta. chi rimane, alla fine, siamo solo io e maria.
si volta. ha capito di non aver chiuso. ma lo anticipo e chiudo io, dicendogli di non preoccuparsi. non voglio che l'ufficio si riempia di aria gelida.

mi giro verso luca. sento il rumore dell'auto del giovane, che ha messo in moto e se ne va lentamente.
luca guarda il soffitto. la bocca è tirata di lato.
per un attimo credo che mi stia sorridendo.

si ferma. spegne il motore. aspetta.
vede arrivare un'ombra da dietro. abbassa il finestrino quanto basta per consegnare le chiavi alle dita sporche di nero.
richiude il finestrino. si passa la mano sul viso. è da quattro giorni che non si fa la barba.
sente bussare. vede una faccia sotto un berretto di lana gialla. e due occhi piccoli e molli. ma dolci.
gli fanno bene i suoi occhi. sente il bisogno di dolcezza.
'non ho capito quanto vuole'. le parole sono attutite dal vetro.
non l'aveva detto, in effetti.
apre la porta e mormora 'scusi, il pieno per cortesia'.
richiude la porta e si stringe nel cappotto. sente freddo. la stanchezza fa sentire più freddo, dicono.
e lui è stanco. stanco come non lo è mai stato. stanco come nessuno mai potrà esserlo.

prende le carte dal cruscotto e scende.
vede il benzinaio che osserva la strada, mentre controlla la pistola del gasolio con due dita.
è una stazione di servizio piccola. solo due pompe. deve essere una gestione familiare.
infatti, dentro il minuscolo ufficio intravvede una donna, seduta su una sedia di fronte alla cassa.
di fronte alla donna, e di spalle alle confezioni di olio e di liquido per radiatori, rivolta verso l'esterno, c'è una figura che stona con tutto il resto.
la luce del neon lo avvolge uniforme.
l'uomo di media statura e con la barba trascurata si blocca.
gli occhi si fanno a fessura, per osservare meglio.
sì, non c'è dubbio. quella di fronte alla scrivania del benzinaio è una carrozzella.
e, sulla carrozzella, c'è un uomo dalle spalle strette e viso oblungo.
scatta movimenti veloci, o si perde nel tentativo di ruotare la testa e il collo.
il resto del corpo è pressoché immobile.

ora bisogna pagare. bisogna entrare nell'ufficio assieme al benzinaio dallo sguardo di miele.
l'uomo di media statura gli guarda la barba, che è più trascurata della sua.
ha delle rughe profonde sotto gli occhi, e le labbra secche, come tagliate da un vento contrario.
'dovrei pagare con carta di credito'
'benissimo, bisogna entrare un attimo, però'
appunto. lo segue. entrano assieme, mentre la moglie esce per servire un altro cliente.

eccolo. proprio di fronte.
'buonasera', sussurra veloce rivolto al bracciolo della carrozzina. non lo guarda in faccia. cerca di evitarlo. anche perché la testa continua a muoversi. prima indietro, con una terribile smorfia di dolore, come se una lancia gli avesse trapassato la schiena.
poi di lato. gli occhi sono aperti, sbarrati. uova senza guscio nè tuorlo. solo albume liquido. e due puntini di pupille scollegate che vi naufragano.
il benzinaio sta digitando l'importo sulla macchinetta della carta di credito. esce lo scontrino. rumore dello strappo.
'mi fa un autografo qui?'
mentre firma, l'uomo di media statura sente un gemito soffocato. lui si trova a un metro dalla fonte di quel gemito.
alza lo sguardo verso il benzinaio, che sta guardando lo scontrino e sembra a proprio agio.

ringrazia, si sente addosso un sorriso timido e spento. esce. la porta non si chiude perfettamente. si volta, ma il benzinaio l'aveva già raggiunto.
'non si preoccupi, faccio io. è freddo fuori. non è buono che entri freddo nell'ufficio'

no, non è buono.

7 Comments:

Blogger lophelia said...

Ho sentito quello spiffero di gelo e mi è entrato un brivido nelle ossa.
Sempre bravissimo, Paolo. Bentornato.

lunedì 18 febbraio 2008 alle ore 10:23:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

Sì, bentornato.
E' spuntato il sole, comunque.
Comunque, è spuntato il sole.

lunedì 18 febbraio 2008 alle ore 10:39:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

Piacere di conoscerti e di leggerti. Sì, fa un freddo incredibile. Mentre leggevo lo sentivo maggiormente, spiffiri gelidi e brividi. Unico desiderio un bagno caldo.
A presto

lunedì 18 febbraio 2008 alle ore 13:01:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

paolo, che bello ritrovarti e rileggerti...
sempre parole molto belle qui!!!

lunedì 18 febbraio 2008 alle ore 22:22:00 CET  
Blogger GMGhioni said...

Un ritorno denso di attesa, da parte mia come da parte di tanti altri bloggers.

Io non me la sento di commentare questo brano. NOn me la sento perché è una serata difficile e questo brano mi ha fatta sentire in colpa per considerare drammi semplici prove della vita. Questi invece sono i drammi, questi che hai spogliato senza timore di far male.

Sei sempre bravissimo.
A.

lunedì 18 febbraio 2008 alle ore 22:55:00 CET  
Blogger Paolo said...

ciao a tutti e grazie.
anathea: ESATTO!
p.

mercoledì 20 febbraio 2008 alle ore 06:27:00 CET  
Anonymous Anonimo said...

Ciao Paolo. Io, invece, non sono mai stata in Islanda. Temo il freddo, lo soffro abbastanza, ma penso che mi piacerebbe visitarla. Ho visto delle immagini molto belle (lunari, come dici tu). Già, poveri cani...

mercoledì 20 febbraio 2008 alle ore 15:32:00 CET  

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