02 marzo 2009

agrume

si versa l'ultimo goccio che sporca il bicchiere con una riga rossa che discende di lato.
le caraffe da quartino, ordinate in multipli di due, rappresentano la perfezione rubizza di chi la coscienza ce l'ha fuori posto.
è la stessa persona che si chiede perché venga presa così sul serio mentre parla e recita copioni di dubbio valore.

è la stessa persona che spergiura di non competere con nessuno, dato che fa persino fatica a stare in piedi da sola.


si avvicina con gli occhi curiosi di chi ha perso l'interesse per tutto.

ha voglia di succo al tamarindo e di un bacio iperbarico sulle pieghe interne dell'orecchio.
desidera mordere un biscotto alla cannella e affondare i piedi sulla sabbia bagnata.
osserva le foglie larghe e pallide della pianta reclamare azoto e luce di sole.

la luce di sole si accende da sola, torna sempre dopo un giro di trottola del nostro mondo attorno all'asse che la trafigge tra gelo e gelo.
non occorre aspettare troppo per sentirne il sapore d'agrume. il tempo di chiudere gli occhi, sognare cose e persone già viste, fino ad aprire lo scuro sorseggiando un caffè.


la luce artificiale, gas o tungsteno eccitati da energie incanalate e costose, è fatta per chi rincorre improbabili appuntamenti al buio.
per chi tonifica il pensiero costruendo castelli di carte da tarocco, s'illude senza ammetterlo e nell'attesa è beato mentitore di se stesso.


è come la confondibile ma fondamentalmente opposta visione di chi cerca l'amore e di chi ha solo voglia d'amare.
è il gusto diverso, non giudicabile, di chi preferisce essere arrivato piuttosto che mettersi in viaggio.