21 febbraio 2007

silenzio

si crea un discorso, parole si sommano, logiche si distendono, assensi e lievi dissensi. si riesce ad ascoltare, poco interessati ad intervenire prima che l'altro finisca. esiste il silenzio di riflessione al termine di ogni intervento, non si procede per binario unico, per rotta disegnata, per finale già scritto.
impossibile.

dolore di testa, palpebre che fanno fatica ad aprirsi del tutto. la luce viene rifratta completamente dalle pupille, entra come uno sciame di frecce lanciate da guerrieri lontani, e si spande a piccole gocce attraverso la memoria del ricordo e la visione del presente. risveglio mattutino, troppo presto. uno scuro lasciato aperto, una giornata che si destreggia senza nuvole.
immobile.

un piede precede l'altro, senza dare termine alla continuità del movimento. si osservano le proprie gambe comandate da impulsi periferici. le scarpe toccano asfalti e polveri sottili, consumano suole piegandosi a ritmo di cuore battente, si piegano sfidando tensioni di rottura di cuoio e plastica.
imbaldanzito.

la forza della roccia, mura che avvolgono e proteggono. mura che delimitano e definiscono città. mura che danno coraggio, che permettono riparo, che donano appartenenza. mura col ponte levatoio, con i torrioni, con i merletti. mura di fortezza, di attese, di pericoli annunciati e mai arrivati. mura che si alzano, che incutono rispetto da fuori e che sono confine per coloro che racchiudono.
immemore

bicicletta arruginita appoggiata ad un muro.
immagine

19 febbraio 2007

rami

è sul ciglio della strada.
dopo aver calcolato le distanze, attraversa correndo la rotonda a tre corsie.

per anni aveva guidato in quella maledetta rotonda, ottenendo in tutto due o tre ammaccature sulla fiancata. solo quella mattina, però, aveva notato che al centro c’era un prato, con l’erba color tabacco. in mezzo al prato, un albero solitario si ergeva in tutta la sua fatica.
dopo averlo visto, per la prima volta dopo tanti anni aveva mancato l’uscita che conduceva in fabbrica.
aveva rifatto il giro, lentamente, lo sguardo incollato sull’albero. aveva percorso più volte la circonferenza d'asfalto, senza rendersene conto.
un’ignota concomitanza di eventi favorevoli gli aveva evitato il contatto con gli altri veicoli, mentre lui non si rendeva più conto di essere alla guida.
alla fine era giunto al lavoro, ma aveva preso la decisione di andarsene nel pomeriggio.

è sotto l'albero. lo osserva. è completamente spoglio. solo tre grossi rami si innalzano, per poi inevitabilmente cadere, come un’onda. sono gravati dalla responsabilità di dover raggiungere un sole che non c’è mai.
in equilibrio con le gambe su due rami, in pochi secondi è già in cima. da quell’altezza ha una visione più ampia del movimento intorno a sé.
osserva il traffico, distante una decina di metri. compie un giro su se stesso, seguendo un camion che alla fine imbocca l’uscita per l’autostrada.
“incredibile”, sente dire un filo della propria voce.
per un tempo indeterminato continua in questo gioco assurdo. guarda le macchine girare ordinatamente: ne sceglie una e la segue, non solo con lo sguardo, ma con tutto il corpo, fino a quando la vede abbandonare la rotonda.
è intimamente contento quando un’auto sceglie di fare un lungo giro.
un lieve dispiacere lo coglie quando, invece, esce alla prima svolta.


guarda in lontananza, lì dove la laguna si appoggia alle isole.
vede un aereo appena decollato.
sente una goccia calda sulla guancia.
piange.

15 febbraio 2007

barocco


bavero rialzato, metronomo di tempi campionati, istanti messi da parte a futura memoria.
come and enjoy the romantic ambience of carnarvon arms, with our sensational à la carte menu a and a free glass of pink fizz to add a touch of l'amour to the evening.
st valentine's day a burghclere, near newbury. qualche decina di chilometri dal centro dell'universo londinese, ma sepolto in mezzo alla campagna inglese, in the middle between nowhere and goodbye, come si diceva in un vecchio film di clint eastwood.
il rosso benzina della london pride ale si riflette sul legno scuro del tavolo, mentre intorno aleggia una nebbia fumosa e didascalica.
due uomini da soli discutono seduti su un divano in pelle sfondato. uno tossisce, tisico di sigarette spente, sbuffando vapori di nicotina.
le pareti sono dipinte di rosso, finto tocco barocco nel mezzo della luce di candele accese sopra le mensole polverose. sotto, caminetti spenti, braci lasciate morire sotto il ritmo di accenti britannici, asmatici e melodici.
uno specchio, incorniciato da un rettangolo attorcigliato, riflette luci volutamente soffuse.

in lontananza, un giovane uomo, vestito di semplicità, e una giovane donna, abbigliata di protuberanze, si guardano e sorridono. pensano al dopo, facendo scorrere il presente sotto l'egida del vodka martini.


un piccolo signore barbuto, col maglione blu e i pantaloni grigi, guarda tutto questo e viene assalito da un incubo: cosa succederebbe se si perdesse la memoria delle immagini?

(foto di Tommaso Saccarola)

11 febbraio 2007

banditi

il piccolo aeroporto dello jutland rimane alle spalle, mentre il taxi si immette nel traffico assente del tardo pomeriggio.
la strada prosegue dritta per molti chilometri, nessun incrocio, nessuna precedenza, nessuna emozione.
il navigatore satellitare è acceso e un'inutile linea bianca su sfondo grigio conferma l'assenza di variazioni sul tema.

fuori è buio. gli occhi vengono tirati a milleseicento asa, l'esposizione dura minuti, ma il nero di poco luccicante dalla neve riflessa non permette di associare immagini già note alla sbilenca memoria di chi viaggia ed è stanco.

l'unico hotel è falsamente sfarzoso. una celebrata riproduzione della sirenetta domina il centro della sala, mentre di lato un pianoforte a coda bianco suona silenzi di tasti inviolati.
la strada pedonale del paese è vuota e scivolosa. scarpe pesanti sopra un sottile strato di neve producono rumore di bosco invernale.
negozi chiusi e ombre nascoste aumentano la possibilità che appaiano banditi da dietro gli angoli, che si nascondano feste multicolori dietro le porte, che ci siano sagome disegnate col gesso nei vicoli in penombra dietro la piazza.
fantasie notturne alla ricerca di brio.

il pomeriggio chiaro conduce vicino al mare. acqua, molo, ormeggi, funi tirate. mondo di porto in franchising, condito nell'assenza di odore di pesce e nella presenza costante di colpi gelidi di vento da nord.
il sole non scalda, appoggiato di peso all'orizzonte, sull'indefinito guanciale di nuvole al latte.
una casa di legno dal colore dell'alga è recintata da lunghe tavole bianche striate di umido.
si entra e appare un bancone. dietro, un uomo barbuto osserva e sospetta. di fronte, teste chine, busti che spuntano e spariscono, braccia che si alzano e calano. colpi di bicchieri appoggiati, sovrapposti al suono gutturale di accenti danesi. corpi sulla scena che entrano ed escono repentini, semibiscrome di un formicaio impazzito dedito all'alcool e al fumo passivo.

il buio è gelo e le stelle senza luna illuminano brevemente una pala lontana mossa dal vento.
energia invisibile che si trasforma, si dissipa e si lascia convogliare, con discreta eleganza.

una pallina di lana rossa si è staccata dalla sciarpa e rotola giù dalla schiena, all'insaputa di tutti.

07 febbraio 2007

sbiellata



pioggia ghiacciata, frecce violente sul parabrezza arrivano parallele alla strada, sputate da nuvoloni eccitati in rapido transito sul mare del nord.

il tergicristallo del taxi è inutile, la visibilità è ridotta al minimo.
la vecchia renault procede con leggeri sbandamenti e affronta le rotonde con sbiellata precisione.

il contachilometri segna qualcosa intorno ai settecentomila.
il tassista baffuto con gli occhi crepati mi dice che fuori città sta nevicando forte.
non sembra preoccupato.
la radio grunding, con la manopola della sintonia consumata dalle molte attese, trasmette un terribile arrangiamento moderno del bolero di ravel.

il riscaldamento è acceso, emette aria calda che odora di asfalto, a ritmo di cimbali, tromboni e sintetizzatore.

destinazione. carta di credito. firma. tusen takk, molte grazie.
sento in lontananza un augurio di buona serata mentre scivolo rovinosamente sul marciapiede gelato.

sotto un cappuccio rossomattone intravvedo occhi di passante che sorridono e non si fermano.

04 febbraio 2007

spalle

ci si lascia alle spalle un poliziotto ucciso in magna grecia.
inutile follia.
ci si lascia alle spalle un mercato esploso in babilonia.
continua follia.
ci si lascia alle spalle l'incapacità di avere le giuste reazioni.
ignobile farsa.
ci accompagna la sensazione che c'è qualcosa di sbagliato, come una giornata di sole dopo una di fitta nebbia.
dolore alla testa, poche emozioni, occhi socchiusi.

imbarco immediato, allontaniamoci un po'.